In fase di presentazione il premio intitolato a “Sharo Gambino”il grande scrittore calabrese morto lo scorso anno il 25 aprile,e proprio questa data servirà a coinvolgere cinque località calabresi,significative dell’esistenza di Sharo Gambino. Incontro in mattinata a Montepaone lido,tra il figlio di Sharo, Sergio e l’attore e direttore del teatro del carro, Pino Michienzi,allo scopo è stata emanata una legge dalla regione Calabria e una fondazione intitolata allo scrittore curerà tutte le vari fasi del premio tra l’altro a Pino Michienzi il compito di rappresentare in scena gli scritti del grande scrittore calabrese. Cinque le città coinvolte,in un grande percorso che ricorda in modo significativo l’uomo Sharo Gambino,scrittore e soprattutto pensatore in una Calabria vista in modo riflessivo e che fa sicuramente riflettere. Cinque le città e cinque le commissioni giudicanti per ogni singola sezione arte,giornalismo,musica,letteratura e teatro,mentre ad ospitare le vari sedi saranno Vazzano, suo paese natio, San Demetrio Corone dove insegnò, Torre di Ruggero per i forti legami di amicizia, Nardo di Pace dove visse ed insegnò tra l’altro paese ispiratore del suo primo libro dal titolo “Sole nero a Malifà”,una località di Cassari una volta inserito tra i paesi più poveri d’Italia la data simbolo di queste giornate sarà quella del 25 aprile di ogni anno,giorno in cui morì lo scrittore,ma inteso come data di liberazione e lui da uomo libero spesso ricordava l’importanza di questo. Il ricordo di Pino Michienzi”un uomo tra le personalità più alte della letteratura calabrese,unitamente a Leonida Repaci e Corrado Alvaro,queste le parole di Pino Michienzi ci legava una amicizia fraterna,per me un vero punto di riferimento culturale al mio essere attore portai in RAI continua Michienzi le storie del brigante –Vizzarro- più di trenta anni fa con ben quattordici puntate e cinquanta repliche teatrali con più di diciotto persone sul palcoscenico,attori e musicisti. E’ morto Sharo Gambino. Ma in realtà no, hanno scritto il giorno della sua morte, per chi ha avuto modo di trascorrere qualche pomeriggio con lui, tra le strade del suo paese e del suo mondo, è forte la coscienza che di quell’uomo non potrà mai perdersi la memoria. Dolce e severo, pieno di vitalità, di parole sincere. Scriveva, ma ancor più credeva: nella famiglia, negli amici, nel paese, nella Calabria, nella storia. Camminando con lui le pietre delle case e le tele delle chiese di Serra rivivevano, la gente aveva il viso svelato, i libri si rivelavano solo quello che erano: un modo per riconoscerti.
“Il paese! Questo male oscuro (ma non troppo), che ti si radica dentro quando sei ragazzo indifeso e quando in gioventù ti spinge, ti esorta, costringe ad allontanartene come da cosa odiosa, di poi, con gli anni, assume toni ed aspetti poetici, si fa nostalgia, dolore, angoscia a volte e tu non aspiri ad altro che a tornarci per restarci dentro in un abbraccio di terra nera odorosa! E come non ricordarlo con i versi di una sua poesia”la nebbia,va c’è fame anche di Cristo,fra stracci,uomini e donne.”
Articolo di Gianni Romano.