Sarà come fare un tuffo nel passato,arriverà nei prossimi giorni a Montauro,e precisamente nei saloni del ristorante “Costaraba”, Ciriaco De Mita che presenterà l’ultimo suo volume”la storia d’Italia non è finita,”uno sguardo all’indietro lontano anni luce da crisi e tagli da parte del governo centrale alle autonomie comunali,tempi dove sicuramente si stava meglio con la lira e, con l’euro ancora lontano da essere considerata la moneta salva stati,ma tempi anche di grandi nomi e grandi partiti,pochi,democrazia cristiana al centro, a destra il movimento sociale,e a sinistra il partito comunista,tre grandi simboli che in questi anni si sono frantumati,spezzandosi in piccoli e minuscoli partiti qualcuno arriva a malapena alla soglia per entrare al parlamento,tempi di grandi oratori,Aldo Moro,Giorgio Almirante,Enrico Berlinguer,le piazze erano piene non solo di simpatizzanti di partito,ma anche di avversari che ascoltavano con passione i passaggi dialettici della vera politica,oggi la politica si fa sul web e su altri supporti mediatici,manca il confronto tra le parti e si preferisce a questo lo scontro duro,sicuramente oggi i temi sono più pesanti,ma la gente comune guarda al passato con nostalgia,quando la politica era rappresentativa,oggi sono in pochi a sentirsi  veramente rappresentati. Lo sguardo di De Mita si rivolge alle due coordinate del nostro tempo. In primo luogo, lo sguardo rivolto a ciò che è accaduto e a quel che sta accadendo si sofferma su di una società che non è più pensabile come un insieme coerente di parti, come un tutto omogeneo o comunque riconducibile ad unità. Una “società senza rappresentanza” in cui, scomparsi i partiti storici, non solo non si riesce a rispondere alle diverse spinte e articolazioni, alle sollecitazioni di spazi di autonomia, di partecipazione, in una parola, di libertà, ma si fatica a tracciare i quadri interpretativi entro cui la trasformazione va pensata perché possa essere superata. In secondo luogo, lo sguardo rivolto al futuro che vede, invece, la possibilità di una società che si raccoglie e cresce intorno al fuoco delle comunità, cioè di realtà che, da un lato, sono la creta in cui si forma e si consolida la memoria e, dall’altro, trattandosi di una memoria che è utopia e immagine del futuro, possono offrire agli uomini di questo tempo mobile i punti fermi entro cui organizzare la propria nuova storia. Così anche i tanti personaggi – da De Gasperi a Moro, da Sturzo a Berlinguer – più che narrati, sono originalmente rivissuti dall’Autore, così che cessano di essere ombre incerte sulla scena del ricordo collettivo, quasi fantasmi che sfuggono alla mente, e diventano i testimoni di un’eco: la storia d’Italia non è finita, la luce dell’intelligenza è ancora accesa.

[box type=”bio”] articolo di Gianni Romano[/box]

Condividi

Lascia un commento

Your email address will not be published. Required fields are marked *