“Insieme Possiamo Migliorare” è il progetto che, da gennaio fino ad ottobre, il Centro Calabrese di Solidarietà ha avviato all’interno dell’Istituto Penale Minorile con la collaborazione della Caritas diocesana e nazionale, grazie ai fondi Cei provenienti dall’8 per mille. In questi dieci mesi di laboratori psico-educativi l’IPM è divenuto appunto l’acronimo di “Insieme Possiamo Migliorare”, perché nei vari incontri settimanali – animati dalle operatrici Rosa Fiore e Roberta Stanizzi, con il coordinamento della psicologa Franca Astorino – i ragazzi, suddivisi in gruppi, hanno avuto modo di esprimere le proprie emozioni e di confrontarsi senza paure e ritrosie. La diffidenza iniziale si è via via disciolta, lasciando il posto ad un’apertura totale che di certo le operatrici – affiancate dal cappellano dell’Istituto, don Antonio Bomenuto, e nella piena disponibilità del direttore dell’Istituto Francesco Pellegrino e del direttore della Caritas, don Dino Piraino (ora sostituito da don Roberto Celia) – hanno favorito con l’ascolto incondizionato. In entrambi i gruppi, suddivisi per età (per ragazzi dai 16 ai 20 anni di età il primo, dai 21 ai 25 il secondo), nessuno si è sentito giudicato per i reati commessi, anzi, ci si è riscoperti persone con le proprie fragilità, da condividere con “esterni” disposti a comprendere, ad emozionarsi ed a far riflettere sul valore della libertà. Gli incontri, giunti ormai a conclusione, sono andati di pari passo anche con i seminari di sensibilizzazione alle problematiche carcerarie che gli operatori hanno tenuto in alcune parrocchie del territorio (in località Giovino a Catanzaro Lido, Borgia, Soverato Superiore e a Serra S. Bruno). Non è una novità, infatti, che la realtà carceraria rimanga spesso di interesse esclusivo degli addetti ai lavori.
Si conclude invece il 31 dicembre il progetto parallelo del Centro Calabrese di Solidarietà, “Tessere di Comunità”, sempre in collaborazione con la Caritas: nato in Svizzera e rielaborato dall’Università Cattolica di Milano, il progetto mira a rafforzare il ruolo della coppia al fine di potenziare il rapporto genitoriale e, quindi, l’intera comunità educante. In questi mesi, quindi, si è sperimentato un nuovo modello di “affiancamento” alle famiglie che vivono difficoltà temporanee (determinate dalla perdita di lavoro, dallo stato di isolamento o anche solo dalla frustrazione dei genitori a non sentirsi valorizzati), che è stato pensato come “un moltiplicatore di socialità e di cittadinanza”. Quel che alcune famiglie fanno a favore di altre, porta benessere all’intera comunità attraverso la forza positiva del “contagio”: ed in virtù di un processo osmotico, che attraverso gli incontri si viene a creare, la famiglia sostenuta viene ad essere poi di aiuto alle altre, in quanto parti del “mosaico” che in tutti questi mesi si è contribuito a tessere. Manca ora l’ultima parte dell’opera , che va a completare il quadro composto con la collaborazione di tutti, con il coordinamento di Cristina Marino, affiancata dalla psicologa Franca Astorino, ed il servizio puntuale degli operatori (Claudio Falbo, Tiziana Cristofaro, Rosa Fiore, Alfredo Avellone, Veronica Muraca, Maria Paola Galiano, Antonella Candeloro e Marta Viscomi), che hanno animato in tutti questi mesi gli incontri con le famiglie e con le comunità parrocchiali.
A concludere il percorso avviato, infatti, sarà il nuovo ciclo di momenti formativi per le coppie di genitori a Gagliano, e di genitori adottivi presso il Centro Studi del Centro Calabrese di Solidarietà in via Lucrezia della Valle. Aperte, invece, a tutti le cene di quartiere: la prima nella sede Caritas di via Fares, il 19 novembre alle ore 19.30; la seconda a Fossato Serralta, presso la Chiesa Vecchia, il 3 dicembre alle ore 19; la terza a Catanzaro Lido, nella parrocchia di Giovino, il 16 dicembre alle ore 20. La modalità è quella della piena partecipazione e della condivisione, nello spirito per cui “ognuno porta qualcosa”. La stessa modalità che ha animato finora “Tessere di Comunità”.
Ufficio stampa CSV Catanzaro