In migliaia,hanno preso d’assalto il campo sportivo di località Conella di Gasperina,sede della festa per l’oktoberfest targata pro loco di Gasperina con il suo instancabile presidente Maurizio Conforto, e un collaudato staff che ha come da previsioni ha fatto arrivare nella cittadina collinare presenze da tutta la regione,del resto un concerto imperdibile quello dei Nomadi che sono stati premiati per i loro 50 anni di attività sul palco da Maurizio Conforto,Gregorio Gallello sindaco di Gasperina e Luca Sgrò orafo,sul palco il sempre bravo e professionale Domenico Milani,dopo il concerto è seguito quello di Ciccio Nucera tarantella e musica folk hanno riempito di suoni e di colori la splendida serata più forte addirittura della pioggia,tanti gli stand gastronomici presenti,panini con salciccia cotta sulla griglia,tante specialità gastronomiche e fiumi di birra alla spina,grande come sempre l’impeccabile organizzazione dello staff,ormai la pro loco di Gasperina è sinonimo di grande divertimento. La lunga, fortunata vicenda dei Nomadi inizia nel 1963: dalle rovine del gruppo “I Monelli”, nasce una formazione a sei, che vede nel cantante Augusto Daolio e nel tastierista Beppe Carletti i naturali leader. I primi segnali di notorietà arrivano nel ’66 con “Come potete giudicar” (cover di “The Revolution Kind” di Sonny Bono), quasi un manifesto dell’era beat. Il ’67 è l’anno dell’album d’esordio, “Per quando noi non ci saremo”, in cui spiccano i testi di un giovane cantautore, Francesco Guccini, che fornisce al gruppo brani quali “Il disgelo”, “Dio è morto” e “Per fare un uomo”. Vista la buona accoglienza, il successivo LP “I Nomadi” (1968) è costruito nella stessa maniera: cover di brani anglosassoni, dai Moody Blues di “Ho difeso il mio amore” ai Kinks di “Insieme io e lei” e “Un figlio dei fiori non pensa al domani”, mentre continua con risultati degni di nota la collaborazione con Guccini (“Giorno d’estate”, “Ophelia”, “Per quando è tardi” e “Canzone per un’amica”). All’inizio degli anni ’70, dopo diversi singoli di successo, il gruppo vira verso un pop più commerciale seppur di corretta fattura: testimonia il cambiamento un lavoro come “Mille e una sera” (1971), dove accanto ad una “Ala bianca” derivata da Elton John, trovano posto “Un pugno di sabbia” e “So che mi perdonerai”. L’anno seguente è la volta del pezzo destinato a diventare una sorta di inno del complesso, “Io vagabondo”: poi la fama prende a declinare malgrado fatiche discografiche di livello accettabile, da “Un giorno insieme” (1973) a “Gordon” (1975), ove appaiono coloriture psichedeliche; da segnalare, pure, “I nomadi interpretano Guccini” (1974), con suggestive versioni di “Asia”, “Canzone della bambina portoghese” ed “Il vecchio e il bambino”. Il ’77 vede l’uscita dell’ispirato “Noi ci saremo”, in cui tematiche sociali (“La città”) e politiche (“I miei anni”) sono assai sentite. Segue un lungo periodo di crisi creativa, segnata da esiti modesti (“Ancora una volta con sentimento”, 1982) o poco più (“Ci penserà poi il computer”, 1985). Per ritrovare il gruppo in piena forma occorre attendere il 1991: “Gente come noi” è un piccolo capolavoro (che vende oltre 100.000 copie), nel quale sfilano tra le altre la meravigliosa “Aironi neri”, l’omaggio a Ligabue di “Dammi un bacio”, l’impegno di “Serpente piumato” e “Ricordati di Chico”, la trascinante “C’è un re” e la travolgente “Ma che film la vita”. Nel ’92, purtroppo, perdono la vita il bassista Dante Pergreffi, in un incidente d’auto, e Augusto Daolio, stroncato da un tumore a soli 45 anni. Sembra la fine, ma Carletti – unico sopravvissuto della formazione originaria – riprende le fila del discorso: i risultati sono sorprendenti, con album validissimi (“Amore che prendi amore che dai”, 2002) e scintillanti hit (“Sangue al cuore”, 2003) il successo fa presto a ritornare ed i Nomadi risorgono, come la fenice, dalle loro stesse ceneri.
[box type=”info”] articolo di Gianni Romano[/box]