Montepaone – la raccolta RSU sarà gestita dalla EON di Rossano
Montepaone – strano avvistamento, sarà un nuovo mostro di "loch ness"
Montepaone – happy hour danzante con i Tarantajonica
Davoli – ritrovato morto il pensionato scomparso
Soverato – titolo di campione regionale amatori calcio per l'ASD Fiorentina 10 bis
riceviamo e pubblichiamo:
Nella splendida cornice dello Stadio di Roccella Jonica perfettamente allestito dalla società Roccella (ringraziamenti ed un plauso al Presidente Giannitti per l’ospitalità) a contendersi il titolo Regionale Amatori 2011/12 i catanzaresi della Fiorentina 10 Bis di Soverato di patron Franco Pipicelli ed i reggini dell’European ’93 di Gioia Tauro. Alla partita le due quadre sono arrivate dopo aver vinto il titolo Provinciale rispettivamente contro Borgia ed Ardore. Qualche assenza da ambo le parti, ma erano i bianco-blu soveratesi ad arrivare “incerottati e con le bende” all’appuntamento. Infatti, gli ingegneri Doria, Nisticò e Vetrano (tre titolari della finale provinciale) erano assenti per il torneo Nazionale degli Ingegneri in fase di svolgimento a Rimini, mentre Carnuccio (in goal nella predetta finale provinciale) e Barrese erano indisponibili per impegni di lavoro. Alle 17:00 fischio d’inizio sancito dall’ottimo arbitro Leone coadiuvato dagli assistenti (anch’essi ottimi) Frangipane e Badolato. Dopo una manciata di minuti “piove sul bagnato” per l’ASD Fiorentina 10 Bis. Ficchì, infatti, deve abbandonare il campo per un risentimento muscolare. Subentrava al suo posto T.Muti. Occasioni nitide sfumate da entrambe le parti in quanto, prima era il n. 13 giallo-blu reggino che calciava debolmente fuori da ottima posizione e poi era l’allenatore-giocatore dei bianco-blu L.Muti che, a tu per tu, con il portiere si vedeva neutralizzato il suo pallonetto. Ritmi di gioco sostanzialmente bassi, vista l’età dei contendenti ed il clima torrido, ma livello di gioco alto, su tutti le funamboliche giocate del n. 9 reggino Graziano Nocera (oltre che bravo anche un Gentlman dei campi di calcio) che impensieriva e non poco i difensori soveratesi. Altra “tegola” per Capitan Sgrò & C. al 25 min.. Questa volta era il difensore Aprile a dover lasciare il campo per P.Procopio per un problema muscolare (lo stesso Aprile era stato recuperato a tempo di record dopo il medesimo infortunio patito 7 giorni prima alla finale provinciale). Dopo questa mini “ecatombe” ci pensava L.Muti a far sorridere ed esultare i suoi. Ottimamente servito in profondità da L.Procopio si presentava a tu per tu con il portiere avversario, lo saltava ed, a porta sguarnita, depositava il pallone in rete per l’1-0. Non ci stavano i reggini capitanati da Avventuroso (56 anni all’anagrafe, ma molti di meno sul campo di calcio) che cercavano di reagire, ma Riso (anche oggi con Sgro’ una “spanna” sopra gli altri) faceva buona guardia e riusciva a neutralizzare tutti i palloni che giungevano dalle sue parti. Finiva, dopo 5 min. di recupero, il primo tempo senza altri “sussulti”. Nel secondo tempo per l’ASD Fiorentina 10 Bis entravano forza “fresche”. Claudio Stratoti subentrava a L.Muti e Santopolo a Proto. Chiaramente l’inerzia della gara vedeva i giallo-blu dell’European ’93 produrre il massimo sforzo per agguantare il pari ed i bianco-blu soveratesi difendersi ed agire di rimessa. Riusciva meglio l’attacco dei reggini che con buoni “dialoghi” si procuravano occasioni a raffica, ma due volte i legni ed altrettante Riso dicevano “no” al pareggio. Rigore richiesto da Capitan Avventuroso & C. per evidente fallo di mano di Sgrò, ma né Leone né l’assistente Frangipane notavano il tocco avvenuto, in verità, in una mischia furibonda davanti alla linea di porta. Mossa della disperazione per L’European ’93. Subentrava al posto di un difensore il secondo portiere e quello titolare, vista l’imponente mole, smetteva i guanti ed andava a fare il “pivot” nell’area di rigore avversaria. Mossa che dava i suoi “frutti” infatti, giungeva il meritato pareggio reggino a 15 min. dal termine. L’ottimo difensore Ezio Campora “inzuccava” un corner e “bucava” Riso che quasi-quasi stava parando anche questo tiro. La botta avrebbe ammazzato qualunque squadra, ma non quella di Patron Pipicelli che, con uno scatto d’orgoglio, e con i “freschi” Stratoti e Santopolo si ributtava in avanti producendo ciò che non aveva fatto per tutto il secondo tempo. Servito in profondità, Stratoti superava in velocità un difensore scavalcava con un pallonetto il portiere che non aveva altro da fare che “placarlo” e procurare il sacrosanto rigore giustamente fischiato da Leone. Sul dischetto, come se fosse la cosa più naturale di questo mondo, si avventava Santopolo che con freddezza glaciale tirava alla sinistra del portiere e “gonfiava” la rete. Nei dieci minuti restanti (5 più 5 di recupero) e dopo l’ingresso in campo di Raffaele per L.Procopio, forcing disordinato dei reggini che produceva ben poco. Anzi erano i catanzaresi in contropiede con Stratoti, troppo generoso nell’occasione, che fallivano il 3-1. Al triplice fischio di Leone, in un clima di grande fair-play, grandi i festeggiamenti in casa soveratese dopo essersi prima congratulati con gli avversari gioiesi dimostratisi degni e forti rivali. Altra Coppa nella bacheca di Patron Franco Pipicelli consegnata dal rappresentante del Comitato Regionale Calabria Sig. Scarpino. Questo successo bissa quello ottenuto due anni orsono nella Stagione 2009/10 dagli stessi bianco-blu con la denominazione di Soverato V.. Ciò significa che gli anni passano, ma a livello amatoriale Soverato, Franco Pipicelli e la sua “band” la fanno da padrone.
ASD Fiorentina 10 Bis / European ‘93 2-1 (1-0).
Marcatori: 30’ L.Muti (F), 75’ Campora (E), 85’ Santopolo rig. (F).
ASD Fiorentina 10 Bis: Riso, Pittelli, L. Procopio (85’ Raffaele), Canto, Aprile (25’ P.Procopio), Sgrò, Pileci, Proto (55’ Santopolo), L.Muti (46’ Stratoti), Ficchì (10’ T.Muti), Trocano. In panchina Grande.
[box type=”info”] A cura di Dino Antonio Trocano[/box]
Soverato – All'istituto salesiani si festeggia la fine dell'anno scolastico
SUCCESSO PER LA RAPPRESENTAZIONE DI ALCESTI
Con la straordinaria rappresentazione dell’Alcesti di Euripide, in un cortile gremito fino all’inverosimile, alla presenza non solo di diversi dirigenti scolastici, di amministratori locali e provinciali, dello stesso Arcivescovo Mons. Bertolone, si è chiuso l’anno scolastico dell’Istituto salesiano Sant’Antonio di Padova di Soverato diretto da don Tobia Carotenuto. La rappresentazione, tratta da una traduzione di Carlo Diano, si è basata su un adattamento del compianto Pino Michienzi (che ha curato tre anni fa, per lo stesso istituto, la messa in scena dell’Antigone). La regia della tragedia (che ha come protagonista la moglie di Admeto, re della Tessaglia, che sceglie di sacrificarsi per il marito, il quale aveva ricevuto da Apollo l’opportunità di sfuggire alla morte se qualcuno si fosse sacrificato al suo posto) è stata curata da Luca Maria Michienzi (con l’assistenza di Ramona Scuderi), che ha scelto un testo fedele alla tradizione classica, al contrario di ciò che è avvenuto negli anni passati con l’Antigone e le Coefore, opere alle quali sono stati adattati alcuni dialoghi in <<lingua calabrese>>. A scorrere le note di regia emergono elementi abbastanza peculiari, come a esempio le musiche – affidate al maestro Amedeo Lobello (che si avvale della collaborazione del soprano Giovanna Massara) – create apposta per lo spettacolo ed eseguite con gli strumenti della tradizione calabrese. Di particolare interesse interpretativo sono stati i ruoli maschili di Eracle e Thanatos affidati a due donne (Alessandra Cimino e Natalia Riccio). Gli attori si sono mossi all’interno di una straordinaria scenografia, creata per l’occasione da Annamaria De Luca (supportata da Ilaria Gnasso, Roberto Cunsolo, Carmine Garcea, Nicola De Rosi, Francesco Gratteri e Filippo Nesci) che ha curato anche i costumi (confezionati all’interno dell’istituto nell’ambito di un laboratorio di sartoria teatrale). La rappresentazione – che rientra nell’ormai centenaria tradizione del ginnasio-liceo salesiano – fa parte di un progetto che ha come coordinatori scientifici il preside Antonio Ligato e il professore Saverio Candelieri ed è realizzato con i soli fondi dell’istituto paritario. Il progetto, che rientra in un laboratorio di dizione e recitazione, ha visto impegnati gli allievi Giacomo Messina (nel ruolo di Apollo), Maria Antonietta Palaia (che interpreta Alcesti), Gustavo Pregoni (Admeto), Claudio Signoretta (Ferete), Giuseppe Cosentino e Roberto Falbo (nel ruolo dei servi), Francesca Genco (ancella), Greta Cosentino (Perimela), Jacopo Curcio (Eumelo) e infine il coro composto da Teresa Lagani, Martina De Sestito, Serena Condò, Luca Bifezzi, Marianna Aversa e Barbara Loperfido. La rappresentazione (la cui parte fonica è curata da Nello Zangari con la collaborazione di Francesco Curcio) per scelta del regista Luca Maria Michienzi, ha un finale incerto: si è scelto – afferma Michienzi – di non far tornare in vita Alcesti ipotizzando che sia Admeto a raggiungere la sua amata nell’Ade. <<Con Euripide, spirito laico e insieme antesignano di una nuova religiosità destrutturata e di un’etica più sul versante della coscienza che del potere dell’istituzione>> ha detto don Tobia Carotenuto – << si assiste ad un tempo di ricerca, e quindi con ridotte certezze e con conseguenti sgretolamenti di istituzioni e di sistemi resisi incapaci di inculturarsi e di ridire con linguaggi ulteriori, prima che nuovi, il sicuro e il consolidato di prima. Se pure Euripide si supererà nella produzione successiva, ci lascia, nell’Alcesti, dove la sposa viene restituita da Eracle ad Admeto, in un silenzio esistenziale filosofico per cui ci chiediamo se le nostre religioni, che celebrano troppe ostentate certezze non uccidano la speranza. Non uccidano la nostra libertà di consegnarci a quella Forza di vita che ci porta, in umiltà e semplicità, in quel tempo ovvio, con incluso la morte, che ci dischiude l’eterno. Ora a noi piace scorgere questo Euripide che prepara il desiderio di S.Agostino di ritornare in se stessi e lì ritrovarsi, senza tempo, nell’amore con tutti e quindi con Dio>> Un testo straordinario che offre riflessioni sulla vita parlando di morte, sull’amore parlando di egoismo, della giovinezza parlando di vecchiaia. Sicuramente la tragedia più singolare tra tutte quelle giunte a noi.
[box type=”bio”] Articolo e foto di Gianni Romano[/box]
Gagliato – incidente tra moto ape e automobile
Montepaone – intervista con Bruno Benelli esperto di previdenza
Il Governo ritocca al ribasso i coefficienti di trasformazione
“SE LA VITA ALLUNGA IL PASSO LA PENSIONE RETROCEDE “
Un altro colpo alle pensioni per la serie “dovete tirare la cinghia”. Dal prossimo anno le pensioni contributive saranno calcolate con coefficienti di trasformazione ridotti rispetto a quelli attuali. Una riduzione che si sostanzia in pensioni più leggere. Dopo la riduzione del 2010 c’è il ritocco 2013 che si ripresenterà nel 2016 e nel 2019. Da quel momento in poi le riduzioni diverranno biennali e non più triennali. Ormai il sistema pensionistico è rinchiuso in una riedizione aggiornata di Forte Apache assediato senza respiro dagli assalti continui degli indiani. Di questo abbiamo discusso con l’esperto INPS, Bruno Benelli,volto noto di canale 5 ,cosa è cambiato e perché. “Dal 1° gennaio 1996, data di nascita della pensione calcolata con il metodo contributivo, al prossimo anno sono già due volte che i coefficienti sono ribassati, quasi che la pensione sia quotata in borsa e risenta degli avversi mercati. Perché? Il motivo è il continuo allungamento della vita media dell’italiano per cui diventano sempre più ampi i periodi di riscossione della pensione. Con la riduzione dei coefficienti (in parole semplici sono gli interessi che – con la veste di vitalizio – la banca-Inps paga al lavoratore-correntista che deposita ogni mese un po’ di capitale sotto forma di contributi) si prende una rata più modesta ma per un numero di mesi di vita superiore. Per cui, facendo pari e patta, alla fine del percorso umano la persona riscuote la stessa somma all’insegna del “di meno ma più a lungo”.Allora cambiano i nuovi coefficienti? “Ovviamente i nuovi coefficienti si applicano sull’intera vita contributiva dei lavoratori e non in pro-rata. Perciò chi andrà in pensione da gennaio 2013 applicherà i nuovi valori su tutti i versamenti effettuati nei periodi anteriori. Ad esempio con 57 anni di età il coefficiente iniziale di 4,720% (anni 1996-2009), sceso a 4,419% (anni 2010-2012), si attesta a 4,304% (anni 2013-2015). E a 65 anni il coefficiente 6,136% si riduce rispettivamente a 5,620% e 5,435%. Nel decreto del Governo c’è però anche una novità positiva: per la prima volta i coefficienti abbattono il muro dei 65 anni e arrivano ai 7. Ma questa è un’apertura assolutamente dovuta, dal momento che la riforma Monti-Fornero ha varato l’aumento continuo dell’età pensionabile che già quest’anno, ad esempio, è di 66 anni per la pensione di vecchiaia” In soldoni quanto perdono i pensionati? “Non poco. Facciamo qualche esempio senza tenere conto delle rivalutazioni dei contributi e facendo finta che il soggetto abbia avuto sempre la stessa busta paga. Un lavoratore che ha versato all’Inps 264 mila euro di contributi (pari a una retribuzione di 20 mila euro lordi annui per 40 anni) prenderà 14 mila euro annui di pensione. Se fosse andato in pensione nel periodo 2010-2012 avrebbe preso 15 mila euro e 16 mila se si fosse pensionato entro il 2009. Con un montante di 462 mila euro (retribuzione annua di 35 mila euro) la pensione sarà di 25 mila, rispetto ai precedenti 26 mila e 28 mila. Con un montante di 660 mila euro (retribuzione annua di 50 mila euro) la pensione sarà di 36 mila euro annui rispetto ai precedenti 37 mila e 40 mila.” Qualche esempio pratico? “Di converso se il primo lavoratore dell’esempio andasse quest’anno in pensione con 68 anni di età prenderebbe 14 mila euro di pensione annua rispetto ai 16 mila euro che incasserebbe se aspettasse l’anno nuovo. Soluzioni simili si prospettano anche per gli altri due lavoratori. Questo perché dal 2013 saranno coperte le classi di età 66-70 anni che fino al 31 dicembre 2012 sono ricomprese nel valore bloccato ai 65 anni. Il messaggio è chiaro: “ritarda il pensionamento se vuoi una rata migliore”. I giovani non ringraziano: per loro diventa sempre più riuscita sociale e occupazionale. Speriamo che per loro la principale via di salvezza non sia il “gratta e vinci”.
[box type=”info”] da un articolo di Gianni Romano[/box]