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A nome mio, dell’Amministrazione Comunale e di tutta la comunità montepaonese un caloroso saluto di benvenuto a don Pietro. In questo primo scorcio di vita amministrativa ho avuto il grande onore di vivere, da primo cittadino, alcuni momenti di grande rilevanza che resteranno per sempre nella mia mente, così come nella storia di Montepaone. Mi riferisco ad esempio alla firma del protocollo d’intesa con Montauro e Gasperina per l’unione dei comuni, mi riferisco all’intitolazione a Pazzano di una piazza in onore di uno dei più illustri nostri concittadini, don Mario Squillace, e questa sera qui, per porgere questo nostro saluto a don Pietro ed allo stesso tempo ringraziare don Francesco che lascia questa comunità parrocchiale.
Da buon cattolico, quale ritengo di essere, l’animo mio è colmo di fiduciosa speranza e vorrei che anche tutti voi diate la stessa importanza che io do a questa santa giornata.
Montepaone è composta da due grandi realtà: lido, moderna cittadina con tutti i pregi legati alla presenza di gran parte dei servizi, del turismo, delle attività commerciali, dell’imprenditoria e con tutti i difetti propri alla perdita dei valori legati alla modernità e al consumismo, ed alla mancanza di identità dovuta alla multietnicità; Montepaone centro, dove nonostante i grossi problemi di spopolamento e dove dovrebbe essere molto più semplice sentirsi comunità unica e solidale, esistono purtroppo ancora più gravi le spaccature e le divisioni su base politica, sulla frammentazione delle famiglie e sull’indifferenza generazionale.
Sembrerebbe triste questa mia sommaria analisi della nostra comunità. Ma non voglio assolutamente scoraggiarla, caro don Pietro, anzi, tutt’altro, sono convinto che tutti insieme possiamo fare davvero tanto. Lei è giovane, così come lo è la compagine amministrativa che ho l’onore di rappresentare. E guai se nei giovani prendesse il sopravvento lo sconforto e la mancanza di fiducia e di speranza. Io e lei abbiamo lo stesso mandato, lei nel ministero sacerdotale e di guida della nostra anima, io in quella politico-amministrativa e di guida del nostro vivere civile. Ed entrambi siamo animati dallo stesso spirito: dare tutti noi stessi per la crescita e per la vita cristiana della nostra comunità. Io starò al suo fianco. Le starò vicino ogni qualvolta ne avrà bisogno ed insieme faremo di questa nostra storica comunità una identità unica e forte.
Fuori da questa chiesa, in piazza, c’è un albero storico, il nostro albero della libertà, un albero le cui radici originano dalle fondamenta delle case di ognuno di voi, un albero il cui tronco è uno ed uno solo, un albero le cui foglie traggono nutrimento dalle stesse radici e danno ossigeno a questa comunità. Cittadini carissimi, le foglie dell’odio, della cattiveria, dell’invidia e della falsità, quelle che in modo gretto e squallido, in queste giornate d’autunno, cercano di avvelenare la parte più forte e rigogliosa del nostro albero, sono destinate ad appassire e a cadere nel fango, senza aver dato ossigeno, senza aver creato nulla di buono, senza aver lasciato nemmeno un piccolo segno, un piccolo gesto del loro essere. L’albero continuerà ad essere uno solo, forte, onesto, nobile e giusto: continuerà ad essere di monito a chi non rispetterà la nobiltà di questi valori cristiani ed universali, gli unici che ci permettono di andare avanti, a testa alta, in cerca di un futuro migliore per i nostri figli. Ed è questo, carissimo don Pietro, che deve accompagnarci ed accomunare il nostro viaggio: vivere per la nostra comunità e fare in modo che tutta, nella sua interezza, si stringa attorno a noi, nella speranza che la missione, che qualcuno più grande di noi ci ha affidato, non sia stata inutile. Il successo più grande e più nobile, di certo non facile, sarebbe quello di riuscire a far germogliare dal fango le foglie cadute. Se è vero, come diceva il grande De André, che “non c’è l’inferno nel mondo del buon Dio”, è verso i nostri figli più deboli che dobbiamo rivolgere le nostre attenzioni. Ed è sicuramente debole chi utilizza le armi della divisione e del rancore. Facciamo quindi in modo, con l’aiuto di tutti voi, che non ci siano più divisioni in questa piccola comunità ma che viviamo tutti non solo in rapporto di civile convivenza, ma di affetto, di rispetto e di amore per le proprie uniche, grandi, meravigliose radici. Questa è una delle più grandi sfide che ci attende quindi, vivere in una comunità compatta, solidale, lontana da ridicoli campanilismi, da inutili ipocrisie e da insignificanti prevaricazioni. E perché ciò si avveri è indispensabile anche che tutti i gruppi e le associazioni cittadine assumano da subito, nel pieno rispetto dei propri ruoli, uno spirito di collaborazione con don Pietro.
Mi piace essere ottimista, caro don Pietro, soprattutto per l’entusiasmo, il vigore e la forza trainante propria delle giovani menti. Insieme e con l’aiuto di Dio daremo ai nostri concittadini tutto il bene di cui saremo capaci.
Concludo con un caro, affettuoso, sincero saluto a don Francesco. In queste mie parole qualcuno potrebbe leggere delle responsabilità sulle divisioni esistenti in Montepaone. Quando due persone si separano difficilmente la colpa è soltanto di una delle due. Per cui sicuramente tutti noi abbiamo delle responsabilità per non aver saputo prevenire o intercettare le cause di queste divisioni. Quello che posso dire è di aver visto don Francesco sempre attento alle problematiche sia della società religiosa che di quella civile. È stato critico, anche severo, quando doveva esserlo, nei confronti dell’amministrazione, nonostante la presenza di un suo nipote. Ma ha saputo riconoscere anche le positività del nostro operato. Ed io voglio sempre ricordarlo per la felicità sincera che, in maniera riservata, lasciava appena trasparire, quando ero al suo fianco per le mie prime processioni di san Francesco e san Felice. Grazie don Francesco, grazie per il grande servizio ed il grande lavoro svolto in tutti questi anni, grazie per la grande bontà che si nascondeva dietro un comportamento apparentemente duro e burbero.
Grazie, con gli auguri più cari e più sinceri che la nuova sede della sua missione pastorale possa arrecarle tanta felicità e tanta gioia nel portare i valori del cristianesimo e la parola di Dio alla sua nuova comunità.
Grazie
Franc
esco Froio